L’aspetto di Matilde di Canossa può sembrare poco importante rispetto alle vicende storiche di cui è stata protagonista, ma vale la pena approfondire.
Durante la visita della chiesa di San Benedetto in Polirone mi trovo di fronte al mausoleo, ora vuoto, di Matilde di Canossa. Sopra un dipinto di Orazio Farinati che la raffigura a cavallo, esaltandone l’anima guerriera.
Mi chiedo quale fosse in realtà l’aspetto di questa donna incredibile. Il dipinto in effetti risale al XVI secolo, un periodo troppo lontano dal periodo in cui visse per raffigurarla fedelmente.

Facendo delle ricerche successive ho scoperto che le raffigurazioni di Matilde di Canossa più antiche, e quindi quelle che più si avvicinano ai suoi tempi, sono alcune miniature di codici, tra cui quello inserito in Vita Mathildis di Donizone, il monaco cantore dei Canossa e di Matilde.
In quell’epoca le miniature erano realizzate con una certa perfezione e quindi in modo abbastanza aderente alla realtà.
Qui Matilde di Canossa viene ritratta seduta su un trono con il suo manto raccolto elegantemente su di sé. Con la mano destra tiene un fiore, probabilmente di melograno, e in testa indossa un pileo, un copricapo tipico dell’epoca a forma di cono tronco.
Il melograno, fu uno dei cibi più prelibati e ricercati ai tempi, e la sua raffigurazione simboleggia fertilità lusso e regalità.
La Grancontessa veniva spesso ritratta con questo frutto, diventato nei secoli il suo simbolo.
Simboleggia la Chiesa che lei ha sempre protetto durante la sua vita, con i suoi chicchi a rappresentare i fedeli riuniti sotto di essa.
In alcuni testi si legge anche che il frutto rappresenta intelligenza, strategia e passione che hanno caratterizzato le gesta di Matilde e che hanno reso le terre e i domini fertili e produttivi, insieme alle popolazioni che le hanno abitate e difese (i grani del frutto).
Anche nelle interpretazioni di questo simbolo, quindi, coesistono sempre l’anima religiosa e spirituale insieme alla personalità forte e combattiva.
La raffigurazione che però esalta maggiormente la Contessa nel suo temperamento fiero e bellicoso e che, anche per la sua tridimensionalità, la rappresenta in tutta la sua grandezza, è la statua del Bernini in San Pietro a Roma.

Commissionata da papa Urbano VIII giunse nel 1645 nella Basilica vaticana insieme al corpo di Matilde, che si trovava a Castel Sant’Angelo, proveniente dall’abbazia di san Benedetto di Polirone dove era sepolto in precedenza.
Fu la prima donna cui fu concesso tale onore. Ai piedi della sua statua campeggia la dicitura: “Onore e gloria d’Italia”.
E’ interessante vedere come, nelle varie epoche, sia mutato l’aspetto di Matilde che gli artisti vollero mettere maggiormente in risalto.
I suoi ritratti di epoca più antica tendevano a far trapelare l’atteggiamento mistico e religioso della donna mentre, nelle opere più tarde rispetto all’epoca in cui visse, gli artisti la raffiguravano esaltandone l’essenza fiera e combattiva.
Tutto ciò mi incuriosisce molto, mi ripropongo quindi di approfondire ulteriormente la tematica durante i miei giri in moto matildici.