È online il mio articolo su News48 relativo agli incidenti stradali in moto. Qual è stato il filo conduttore? Cosa c’è dietro?
Dietro c’è la voglia di approfondire e portare alla luce diversi aspetti correlati a questo importante tema, e far intendere come il giornalismo costruttivo, con il suo modo di comunicare pacato ma attento, possa essere d’aiuto al lettore, per osservare la realtà da diverse prospettive.
I dati.
Apparentemente asettici, incomprensibili e poco interessanti, i dati comunicano molto, dietro alle infografiche o ai report c’è il racconto di un tema reale, di una storia, o dell’evoluzione di un fenomeno.
Quando ho letto questa statistica Istat relativa agli incidenti stradali verificatosi nell’anno 2019 mi sono fermata a riflettere sul dato che mi riguarda da più vicino. Quello relativo agli incidenti stradali in moto.
In effetti è un dato che cresce, e spesso quando leggo sui social i commenti degli articoli di varie testate che danno notizia di qualche sinistro che coinvolge un motociclista, mi dispiaccio nel constatare che “la moto” sia di per sé considerato un mezzo pericoloso, e il suo pilota uno “scapestrato”.
Non voglio dire che noi motociclisti siamo tutti santi, ma è sempre sbagliato generalizzare.
Cosa posso fare io?
Di certo non restare a guardare.
Ho pensato quindi di portare l’attenzione dell’opinione pubblica su noi motociclisti, conducendo chi motociclista non è nel nostro mondo. Partendo dai numeri ho voluto far comprendere come il fatto di essere coinvolti in incidenti stradali con esiti mediamente più gravi di quelli che accadono fra auto, non è sempre colpa del mezzo, ma è in gran parte dovuto a molteplici fattori.
Ma ho voluto parlare anche agli appassionati come me, raccontando i modi che conosco per vivere la moto in maggiore sicurezza. Probabilmente non sono stata esaustiva, sicuramente ce ne saranno altri, ma ho voluto offrire degli spunti di approfondimento ulteriore.
Ad esempio, fino a pochi anni fa, io stessa non ero cosciente di quanto fossero utili i corsi di guida sicura su strada. Fino a quando ho preso parte ad uno di essi, e poi ad un altro ancora, per scoprire che non se ne sa mai abbastanza.
La parte più difficile.
Torniamo ai commenti sui social, una fonte inesauribile per avere un’idea di come l’opinione pubblica percepisca alcuni temi.
E’ girato spesso nei gruppi Facebook di motociclisti che “frequento” il comunicato relativo alle particolari restrizioni messe in atto dalla Provincia di Trento in tema di circolazione stradale. Alcune di queste indirizzate esclusivamente ai motoveicoli.
“Ho sempre amato e frequentato quei luoghi, ma da quest’anno, punterò l’avantreno in altre regioni, dove non impongono limiti di velocità differenziati tra auto e moto… “
“Finché durerà un atteggiamento discriminatorio e persecutorio nei confronti delle moto, porterò i miei soldi in altre zone.”
“Mi sa che di moto ne vedrete molto poche in Trentino quest’anno.”
La sensazione più comune è stata quella di sentirsi discriminati come categoria, alcuni lo hanno espresso in modo più pacato, altri più appassionato, alcuni in modo sgradevole.
Solo una piccola parte ha invece colto questi provvedimenti come un modo per accrescere la sicurezza di tutti (moto auto bici pedoni e abitanti del luogo), e vedendoli come l’occasione per godersi i panorami in modalità slow.
Ho notato però che il comunicato è stato spesso pubblicato senza approfondire, senza dar voce alla controparte.
Mi è sembrato utile, quindi, ascoltare le motivazioni da cui tali restrizioni sono scaturite, per proporre una prospettiva diversa. Come piace fare a me.
Cosa c’è dietro, quindi?
La mia voglia di mettermi alla prova con il constructive journalism, prima di tutto. Poi l’amore per i temi dell’educazione stradale che mi porto dietro dalle mie passate esperienze lavorative come agente di polizia locale, la passione per la moto, e la mia curiosità verso una modalità di racconto differente.