Erano gli anni bui del Medioevo. Matilde di Canossa era una donna potente e profondamente devota. Ma anche meravigliosamente ribelle e testarda.
Matilde si adoperava molto per la Chiesa. E desiderava poter celebrare l’eucarestia. Insomma, per quale ragione una donna non potrebbe dire messa come i preti? (Adorabile vero?)
Di questo desiderio della Grancontessa il Papa GregorioVII era molto preoccupato. Come avrebbe potuto mettersi contro una donna così determinata rischiando di offenderla? E non si trattava mica di una donna qualunque. Matilde era ricca e potente, e numerose erano le sue iniziative a favore della Chiesa.
Fu così che il Papa la volle incontrare per comunicarle la sua proposta:
“Acconsento. Ma ad una condizione. Potrà celebrare la messa solamente a patto che prima costruisca cento chiese e cento ospizi per i poveri.”
Pensando in tal modo di farla desistere.
Lei, per nulla intimorita, fece costruire tutte le chiese. Campanili, altari, sagrestie e anche gli ospizi. Cento, proprio come aveva richiesto il Papa.
La centesima fu la Pieve di Sasso, a Neviano degli Arduini.
Ora Matilde era pronta a celebrare la funzione. E volle farlo proprio durante la notte di Natale.
Indossò i paramenti e tra lo stupore della folla, e la faccia stupefatta del Papa, raggiunse l’altare. Fece per alzare il sacro calice dorato appartenuto alla sua famiglia, si diceva discendesse dal sacro Graal, quando il calice iniziò a muoversi.
Una delle serpi incise prese vita e incominciò a strisciare sull’altare e tra tutti i fedeli. Così Matilde intimorita, si tolse gli abiti sacri. Il Papa si adirò e le impose rinunciare, e lei tornò a fare la Contessa.
Evidentemente la serpe spuntò fuori dal calice per volere divino.
Dio non doveva aver gradito il fatto che una donna potesse celebrare una messa.
Tutte le leggende di cui vengo a conoscenza durante il mio Itinerario sulle Tracce di Matilde di Canossa in moto le raccolgo qui.