L’Umbria, una regione piccola nelle dimensioni quanto grande nell’anima. Cuore pulsante d’Italia.
Un territorio tanto ricco di bellezze naturali e denso di storia, arte e prelibatezze.
Se l’Umbria fosse un colore sarebbe verde.
Il verde delle sue vallate, con tutte le sfumature possibili, una per ogni collina, montagna e bosco. Specialmente quando esplode la primavera.
È questo il periodo dell’anno che Filippo Ceccucci (presidente del Moto Club Umbria) ha scelto per far parlare la sua regione attraverso il Rally.

Ecco cosa è il Rally dell’Umbria, il racconto di una terra.
È di poche parole Filippo, non ne servono dopotutto, abile com’è a regalare emozioni attraverso i tracciati.
Nulla è lasciato al caso. La profonda conoscenza del territorio, l’amore per i luoghi e la voglia di condividere questo con i partecipanti, danno luogo a dei percorsi sempre inediti e ogni volta affascinanti.
Circa 900 chilometri di strade prevalentemente sterrate o di viabilità minore da percorrere con la propria moto opportunamente gommata.
Le tappe del venerdì e del sabato sono di circa 300-350 chilometri, mentre la domenica è prevista una tappa più breve (200 chilometri) per consentire ai partecipanti di rientrare a casa.

Le tracce sono navigabili con il roadbook, il miglior modo di vivere la manifestazione, prestando la dovuta attenzione ai luoghi che si attraversano, cogliendone i particolari.
Disegnato accuratamente a mano, e corredato di qr code con note relative ai punti di maggiore interesse, è praticamente una mappa parlante.
Per chi non dispone di roadbook sono sempre disponibili le tracce per il navigatore.
Io e Amedeo abbiamo partecipato a bordo di una inarrestabile Honda Dominator gommata con Mitas E09, che a 25 anni regala divertimento puro, e con una BMW F 850 GS Adventure ancora in rodaggio, che la casa bavarese ci ha messo a disposizione per attraversare l’Umbria in lungo e in largo.


Perugia è sempre il centro nevralgico della manifestazione, la base di ogni tappa, da cui si parte ogni giorno alla scoperta della regione.
È già venerdì
La magnifica piazza IV Novembre accoglie, attorno alla Fontana Maggiore, circa 200 motociclisti a bordo delle loro colorate, e ancora linde, compagne di viaggio.
Il briefing è nella bellissima Sala dei Notari nel Palazzo dei Priori, con il saluto delle autorità che supportano con convinzione questo evento, certi del contributo che porta a livello turistico a tutta l’Umbria.

Percorriamo lentamente le strade del centro storico di Perugia e sì, ci sentiamo davvero privilegiati. Se non fosse che piove. Le moto non rimarranno pulite a lungo.
Già dai primi chilometri in fuoristrada ci accorgiamo che avremo a che fare con il fango. Si scivola molto, ci si aiuta nei tratti più complicati, e si crea da subito quella bellissima atmosfera che solo il fuoristrada può regalare.
Siamo circondati da una natura selvaggia, ogni tanto dal nulla spunta una casa, a tratti il nostro guidare è scandito dai filari di una vigna.
A piccoli gruppi procediamo.
Giunti all’altezza di Pietralunga ci concediamo una pausa e ne approfittiamo per guardarci intorno. Il borgo sorge a ridosso dell’ Appennino Umbro-Marchigiano, nella Valle del Carpina.
Leggiamo che il centro abitato ha addirittura origini preistoriche, e ci sono anche alcune testimonianze significative risalenti all’epoca romana, come tracce di insediamenti urbani, acquedotti, strade e monete.


Siamo di fronte alla Pieve di Santa Maria, in piazza VII Maggio, con il suo portale romanico del 1279. Al suo interno conserva un affresco attribuito a Raffaellino del Colle, raffigurante il Martirio di San Sebastiano.
Con indosso le tute antipioggia e con un’andatura alquanto goffa, facciamo due passi tra i vicoli del centro storico. Davvero delizioso. Ornato con fiori colorati, e dal suggestivo aspetto del tipico borgo medievale cinto da mura.
Un caffè, un ultimo sguardo al panorama dalla terrazza di fronte alla Pieve, e siamo pronti a
ripartire.
Il tracciato ci regala una bella varietà di fondi stradali. Giochiamo a tuffarci nelle pozzanghere, ci godiamo bellissimi stradoni scorrevoli e i tratti immersi nel bosco, dove le fronde degli alberi hanno riparato la strada dalla pioggia.

La strada scorre sotto i tasselli e muta mano a mano che esploriamo le varie zone dell’Umbria. D’un tratto si fa rosso.
Siamo tra le Ammoniti giurassiche della Valdorbia. Si tratta di uno dei più importanti siti fossiliferi italiani, per la forte presenza di Ammoniti della Formazione del Rosso Ammonitico, molto caratteristica sia per la colorazione sia per l’abbondanza di importanti fossili.
Pensare che qualche milione di anni fa il sentiero che stiamo percorrendo era sotto il mare.
Ecco il primo ristoro. A Gubbio.
Quasi tre chilometri di mura racchiudono il cuore medievale della città che ha conservato intatto il suo fascino con i suoi stretti vicoli, le scalinate che si innestano sulle vie principali e le case con i tetti in cotto.
Entriamo con un filo di gas, consapevoli del privilegio che abbiamo nel poter raggiungere Piazza
Grande con le nostre moto.
Percorriamo Via dei Consoli passando davanti al Palazzo del Bargello, dove si trova la fontana che fa guadagnare la patente da matto, girandoci attorno per tre volte.


Siamo arrivati. Piazza Grande è tutta per noi.
Palazzo dei Consoli e Palazzo Pretorio fanno da preziosa cornice al primo gruppo di motociclisti mentre il meteo ha deciso di essere clemente e farci ammirare all’asciutto il magnifico panorama sulla città.
Seduti ai tavoli dell’Hotel Relais Ducale mangiamo la crescia farcita con i salumi tipici umbri. È il cibo più popolare della regione, che assume diversi nomi a seconda della zona: in genere è chiamata torta al testo, che indica il metodo di cottura tradizionale.
Nella zona di Gubbio e dintorni è, appunto, la crescia. Si tratta di una torta salata, non molto spessa, cotta rigorosamente su di un testo di ghisa, che può essere farcita a piacere.

Si resterebbe seduti per ore ad ammirare la meraviglia che ci circonda, ma ci aspettano altri chilometri, e le moto scalpitano.
Il percorso del pomeriggio è più scorrevole e breve di quello della mattina.
Gli organizzatori del Moto Club Umbria sanno bene che dopo pranzo calano un po’ le energie e sanno dosare con attenzione difficoltà e chilometri.



Per noi amanti del mototurismo l’Umbria sembra fatta apposta.
Perché sì, sono belle le curve, e ce ne sono di bellissime, ma guidare avvolti dalla natura e dal silenzio e ammirare la propria moto sporca alla fine della giornata non ha prezzo. E poi costeggiare le colline, salire sui crinali, mettersi in piedi sulle pedane lungo gli ampi sterrati.
Sono queste le sensazioni che ogni anno ci fanno tornare e ora, alla fine della prima tappa, pregustiamo già quella del sabato.
Sabato. La seconda è sempre la tappa più lunga.
Ma c’è il sole e noi non vediamo l’ora di partire. Chissà cosa ha confezionato per noi lo staff oggi.
Attraversiamo paesaggi sempre diversi, questa piccola regione non smetterà mai di stupirci. Panorami aperti, ruscelli, borghi nascosti e colori saturi. E insieme al paesaggio cambiano i fondi stradali.
Il cielo azzurro, i prati verdissimi, le gialle distese di colza. Lo sguardo vaga intorno senza mai averne abbastanza.


A metà mattinata scorgiamo lungo il percorso un piccolo borgo, e decidiamo di andare a sgranchire le gambe.
Gli stivali non ci consentono granchè, ma Torrecola non è certo una metropoli. Ci troviamo lungo la vecchia strada che da Spoleto raggiunge Ancaiano, l’origine del borgo è evidentemente medievale e cercando informazioni leggiamo che si tratta di un piccolo castello di cui però non è nota la storia.
Sono poche case, tutte molto ben manutenute, ma il particolare che ci colpisce è la cura con cui gli abitanti lo vivono e lo rendono un piccolo gioiello.
Riprendiamo la strada, dopo un bel tratto panoramico attraversiamo Le Cese, un piccolo paese in Valnerina dove vediamo, accanto alla vecchia fontana, il fotografo appostato per la foto.
Ci mettiamo in posa, poi ci fermiamo, per chiedere se siamo venuti bene, e per guardarci intorno.


Siamo sulla via Francigena e la Chiesa dei Santi Filippo e Giacomo, con il suo piazzale spesso usato dai pellegrini per le soste, è un punto di riferimento per i viandanti.
Ciò che amiamo del Rally dell’Umbria è la voglia di esaltare e far scoprire l’anima del proprio territorio, fatta delle persone che lo abitano, dei borghi disseminati tra valli e colline, delle aziende che lavorano i prodotti della terra e che portano avanti le tradizioni locali.
I percorsi si rinnovano quindi tutti gli anni, in modo che i partecipanti possano conoscere sempre più a fondo questa terra e la sua storia.
La scelta delle location per i ristori non è affatto casuale.
Per il pranzo del sabato siamo infatti ospiti da Anita e Domenico al ristorante Guaita Sant’Eutizio, in località Piedivalle (PG).
Prima del forte terremoto che colpì queste zone nel 2016 il ristorante sorgeva accanto all’Abbazia di Sant’Eutizio, ma ne fu dichiarata l’inagibilità a seguito dell’evento sismico, e questi due ragazzi, con grande coraggio e voglia di fare, si sono rimboccati le maniche e hanno ricreato il loro ristorante a valle.
Ci siamo stati anche altre volte e quando abbiamo saputo che avremmo fatto tappa qui è stata una gioia. Domenico ha preparato per il rumoroso popolo di motociclisti affamati i fagioli con le cotiche, una pietanza tipica che, a giudicare dai piatti puliti che abbiamo visto in giro, è stata molto gradita.
Salutiamo i nostri amici. Torneremo a trovarli. Montiamo in sella e procediamo in direzione nord ovest.
Alcuni tratti di percorso sono ben pepati per chi ha moto pesanti, e sono i protagonisti delle chiacchiere e dei ricordi a fine evento.
Come il salitone che ci troviamo ad affrontare. Sale ripido, non si vede dove finisce, sale anche l’adrenalina. Poi si inizia a scorgere qualche moto, buon segno!

Arrivati su rimaniamo senza parole.
Con il casco tra le nuvole e i tacchetti sul tracciato ci rendiamo conto di essere arrivati in paradiso. Siamo sul Monte Tolagna, a 1400 metri sul livello del mare; il cielo, le nuvole, le cime dei monti.
Tutto questo è per noi. Un orizzonte visivo che spazia dagli altipiani di Colfiorito fino alle principali vette dei Sibillini.



Hanno sudato sette camicie gli organizzatori per ottenere i permessi e farci arrivare quassù, un’occasione irripetibile. Questo momento rimarrà impresso nel nostro cuore.
Il tramonto si avvicina, e noi abbiamo ancora dei chilometri prima di concludere la tappa. Questi panorami immensi ci hanno fatti sentire piccoli piccoli in una natura maestosa affascinante e coinvolgente.
A Bettona ci aspetta un aperitivo a conclusione della giornata, arriviamo in piazza e veniamo subito accolti dai ragazzini che giocano in strada e che ci chiedono se possono dare qualche sgasata alle moto. Certo che sì.


Ne approfittiamo per fare un giro nel borgo.
Ha origini etrusche e un impianto tipicamente medievale. Le sue datate radici sono richiamate anche nel suo stesso nome: “il Paese degli Antichi”, e in effetti passeggiando tra i suoi vicoli sembra proprio di immergersi nel passato.
Tra le piazzette, il belvedere e le volte commentiamo la tappa di oggi, indimenticabile, per noi la più bella.
Ma domani ci aspettano altri 200 chilometri di strada, e non vediamo l’ora. Puntiamo il navigatore su Perugia e rientriamo, la stanchezza si inizia a far sentire.
Terzo giorno. Domenica.
La tappa della domenica è la più corta, circa 200 chilometri, e la più scorrevole.
E in effetti lo è. A parte una salita con dei canaloni e alcune pozze di fango non abbiamo trovato grosse difficoltà.
Qualche piccolo guado ci fa da scenografia per delle belle foto. Si procede in gruppo, noi siamo con il team di Endur051, gli amici con cui condividiamo qualche scorrazzata in offroad.
C’è chi è più bravo a guidare, chi ha percorso tutte le tappe in coppia, chi rimane indietro e chi è sempre l’ultimo. Ma non conta. Siamo qui, nell’Umbria più inesplorata, per vivere un’esperienza avvincente, e gli amici fanno parte di tutto questo.

Procediamo lentamente. Forse troppo.
Ma vogliamo assaporare con calma questo rally e gustarci tutte le sfaccettature di questa terra. A volte tagliamo la traccia, imbocchiamo per qualche chilometro la strada asfaltata, e ci godiamo il panorama dondolando tra le curve.
Il cartello stradale di Fratta Todina ci risveglia dai pensieri, siamo giunti alla fine di questo rally.
Sporchi, stanchi, felici e affamati ci dirigiamo al ristoro. Porchetta, coratella e una fetta di crostata, e finalmente un calice di vino per brindare alla nostra passione e all’Umbria.

L’Umbria è una terra che conquista con la sua autenticità, i borghi che si celano tra i paesaggi si
svelano mano mano che si percorrono le tracce, per farci sentire dei veri esploratori.
Rallentiamo ogni volta che ne attraversiamo uno, gli abitanti ci salutano, e il sorriso si spalanca sotto al casco mentre rispondiamo sventolando la mano.
Si ha la sensazione di non conoscerne mai abbastanza, e più la giri più hai voglia di farti
conquistare.
È forse questo il motivo per cui è stato creato il Rally dell’Umbria?
La gallery completa del Rally dell’Umbria 2022.
Questo articolo è stato pubblicato sulla testata francese RoadTrip n° 73 anno 2022.
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